La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: 75 anni dopo, dove siamo con la parità di genere?

Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: cosa è cambiato dal 1948 ad oggi?

Senz’altro molto, ma non possiamo considerarci ad un punto di arrivo, bensì sempre ad una nuova partenza.

Negli ultimi anni stiamo seminando tanto, ma alcuni semi germogliano e altri non sbocciano.

Ebbene sì, nel 2023 – purtroppo – ancora ci ritroviamo a dover parlare di argomenti come la diversità, l’inclusione, la responsabilità sociale, i diritti delle donne e la parità di genere. L’Italia è tra i Paesi che hanno punteggi dell’indice sull’uguaglianza di genere inferiori alla media UE (65 su 68,2Gender Equality Index 2022). In particolare, le donne nel mercato del lavoro subiscono svantaggi persistenti in termini di occupazione e retribuzione rispetto agli uomini; ci sono grandi differenze di genere nella quantità tra donne e uomini che lavorano e sul tipo di lavoro e contratto che hanno. Ad esempio, nel settore privato, la percentuale di donne sul totale degli occupati è la seguente (fonte: ISTAT 2020):

Operai 33% – Impiegati 53% – Quadri 29% – Dirigenti 17%

 

Non è un problema di istruzione e di voti, ma di cultura.

Con il PNRR italiano si analizzano anche queste tematiche (vedi M5C1, M5C2, M5C3), sottolineando che ci sono tre priorità trasversali da affrontare:

  • Giovani
  • Divario Nord-Sud
  • Parità di genere

Arriviamo, quindi, alla Legge 162 dell’11 novembre 2021 e alla Prassi di Riferimento UNI/PdR 125:2022 “Linee guida sul sistema di gestione per la parità di genere che prevede l’adozione di specifici KPI (Key Performance Indicator – Indicatori chiave di prestazione) inerenti alle Politiche di parità di genere nelle organizzazioni.”

La Certificazione promuove l’adozione di politiche aziendali per superare il divario di genere, che migliorino l’accesso alle donne al mondo del lavoro, che sostengano le donne nel mondo delle imprese e che prevedano anche l’armonizzazione dei tempi di vita con i tempi di lavoro.

Il Sistema di Certificazione è anche pensato, proprio per incentivarne il percorso, con un riconoscimento plus. Infatti, le aziende che si certificano possono ottenere un esonero contributivo nella misura dell’1% entro un limite annuo di 50 mila euro e possono beneficiare di un punteggio premiale nell’accesso agli aiuti di stato e ai finanziamenti pubblici.

Chi ha a che fare con i Sistemi di Gestione (es. ISO 9001) sicuramente parte avvantaggiato, in quanto ha già a favore parte della documentazione necessaria per la certificazione. Una importante novità è quella dell’istituzione di un Comitato Guida che è chiamato a redigere un Piano Strategico, con obiettivi, risorse, modalità di monitoraggio, ecc.

Gli Specifici Indicatori (KPI) qualitativi e quantitativi sono sviluppati in sei aree con una loro percentuale in peso:

  1. Cultura e strategia (15%)
  2. Governance (15%)
  3. Processi HR (10%)
  4. Opportunità di crescita e inclusione delle donne (20%)
  5. Equità remunerativa (20%)
  6. Tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro (20%)

Per l’accesso alla certificazione si deve raggiungere uno score minimo del 60%.

Attualmente sono 21 gli Enti accreditati (vedi banca dati Accredia) per il rilascio della certificazione e l’obiettivo del PNRR è quello di raggiungere entro il 2026 un numero pari a 800 aziende certificate in tutta Italia.

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