La due diligence e la sostenibilità: l’UE cambia rotta per le grandi imprese

Nell’ambito delle politiche europee che mirano a rafforzare la responsabilità ambientale e sociale delle aziende, l’Unione Europea ha avviato una revisione importante della direttiva 2024/1760/UE, conosciuta come CSDDD o CS3D. L’intento è quello di semplificare gli obblighi di due diligence per le grandi aziende, rendendoli più mirati e sostenibili dal punto di vista operativo.

La proposta di modifica, presentata dalla Commissione Europea a fine febbraio nel contesto del “Pacchetto Omnibus I”, ha ottenuto il via libera dal Consiglio UE il 23 giugno. Il passo successivo sarà il dialogo con il Parlamento europeo per definire il testo finale.

Meno oneri, più selettività

Il nuovo quadro normativo restringe il campo di applicazione della due diligence:

– Si applicherà solo alle attività della capogruppo e ai partner commerciali diretti;

– Riguarderà esclusivamente le aziende con almeno 5.000 dipendenti e un fatturato minimo di 1,5 miliardi di euro;

– La valutazione delle misure adottate avverrà ogni cinque anni invece che annualmente.

Inoltre, viene eliminato l’obbligo, finora previsto a livello UE, di introdurre una responsabilità civile armonizzata per i casi di inadempienza.

Più tempo per adeguarsi

In parallelo, con la direttiva 2025/794/UE (“Stop the clock”), l’entrata in vigore degli obblighi di due diligence è stata posticipata di un anno: dal 26 luglio 2027 al 26 luglio 2028.

Una svolta “realistica”?

La riforma punta a semplificare l’applicazione della normativa, senza compromettere i suoi obiettivi fondamentali. Tuttavia, permangono dubbi sull’efficacia reale del nuovo assetto nel garantire una protezione robusta dell’ambiente e dei diritti umani lungo le catene del valore globali.

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